Roberto Tribuno – Amministrato Unico Health Invest

L’impressionante dilagare del Coronavirus ha inevitabilmente colpito e messo a dura prova le RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali) in Italia, così come in tutta Europa. La fragilità degli ospiti presenti, una certa impreparazione all’inattesa esplosione della pandemia, nonché l’inadeguatezza di molte di queste strutture, hanno purtroppo amplificato l’emergenza determinando una dolorosa strage. Superate le fasi più critiche dell’emergenza Coronavirus, è doveroso andare ad analizzare che cosa è successo e che cosa non ha funzionato.

A seguito del mal contrastato dilagare del contagio del Covid-19 all’interno delle RSA, tralasciando le sterili polemiche e le faziose speculazioni immancabilmente susseguitesi, gli addetti ai lavori della progettazione e della gestione delle RSA hanno ora l’obbligo di dover valutare e riconsiderare tutta una serie di aspetti fino a oggi spesso sottovalutati.

Le RSA, queste sconosciute: quattro “punti cardinali”

Questa analisi deve abbracciare e spaziare tra i quattro punti cardinali di questo settore:

  1. la tipologia di utenza delle RSA;
  2. il corretto funzionamento operativo della gestione;
  3. le caratteristiche strutturali delle Residenze;
  4. l’integrazione di queste strutture nel sistema dell’assistenza sanitaria del territorio.

Prima del diffondersi del Coronavirus, le RSA erano ai più sconosciute e troppo spesso impropriamente evocate come ospizi o case per anziani. Ma cosa sono esattamente queste RSA, balzate alla ribalta delle cronache? Sono strutture protette che accolgono e prestano cure ad anziani ultrasessantacinquenni non autosufficienti, fornendo loro un’assistenza di tipo socio-assistenziale e quindi tipicamente post-acuto. Le RSA rispondono a un bisogno specifico della persona anziana diventata fragile, attraverso un’assistenza sia medico-sanitaria con un focus sulla riabilitazione, che di mantenimento emotivo-psicologico, il tutto in un contesto abitativo protetto con una valenza residenziale alberghiera.

Quando la famiglia non è più in grado di prestare al proprio domicilio l’adeguata assistenza all’anziano fortemente compromesso, malgrado l’eventuale aiuto di un/una badante, si vede costretta a indirizzare il proprio caro presso una RSA, sia attraverso frequenza diurne, ricoveri temporanei di sollievo, che con soggiorni a lungo termine. Nelle RSA, la percentuale di anziani residenti ultraottantacinquenni è pari al 73,5%, evidenziando che l’età media di ingresso in RSA si è progressivamente elevata nel corso degli ultimi anni, attestandosi a circa 88 anni, mentre nel contempo lo stato di salute medio degli ospiti in RSA si è significativamente aggravato. Gli anziani arrivano a entrare in RSA quando il loro stato di salute è ormai molto compromesso, con diverse patologie croniche, un aumento del grado di dipendenza, demenza senile e non autosufficienza sia motoria che cognitiva, e pertanto la necessità di un’assistenza sempre più specializzata. Ne consegue che le RSA svolgono un ruolo prezioso e indispensabile nell’ambito del welfare del nostro Paese, prendendosi cura degli anziani non autosufficienti e soddisfacendo un reale bisogno sociale delle famiglie, che sono sempre più disaggregate e impegnate.

L’emergenza Covid-19 ha ulteriormente evidenziato l’esigenza che le RSA prendano in carico gli anziani non autosufficienti, costituendo un elemento chiave e un asse portante del sistema sanitario assistenziale in grado di alleggerire e scaricare il sistema ospedaliero che deve essere focalizzato nell’affrontare le urgenze e le fasi acute delle patologie. È opportuno rammentare che quasi il 70% dei pazienti ricoverati in ospedale è ultrasessantacinquenne.

RSA come reti di secondo livello per decongestionare i posti letto ospedalieri

L’esperienza vissuta con l’emergenza causata del Coronavirus ce lo ha confermato: gli Ospedali diventeranno strutture tecnologicamente avanzate, specializzate e dedicate alle emergenze, alle cure primarie e alla fase acuta della malattia, avvalendosi a valle del supporto di un sistema di strutture socio-sanitarie di secondo livello e diffuse sul territorio, quali le RSA. Queste ultime, adeguatamente strutturate e organizzate anche a livello sanitario, hanno la missione di sistematicamente decongestionare i posti letto ospedalieri, ospitando e prendendosi cura dei pazienti nelle fasi post-acute e di lunga degenza.

Pertanto le RSA del prossimo futuro diventeranno ulteriormente presidi territoriali indispensabili e ben integrati nel sistema sanitario, che si interfacceranno in modo sistematico e strutturale sia con gli Ospedali che con la medicina e assistenza socio sanitaria del territorio, presidiando e soddisfacendo strutturalmente a un bisogno di cure di riabilitazione post acuta, di assistenza e di mantenimento ad ampio spettro.

Quando l’anziano, avendo superato la fase patologica acuta, verrà dimesso dall’Ospedale, potrà quindi fare affidamento su una rete territoriale di RSA capace di gestire adeguatamente e professionalmente una fase di presa in carico socio-sanitaria, dotati di nuclei protetti in grado di offrire un’assistenza di elevato livello, in alcuni casi anche con una valenza quasi di tipo sanitario. Pertanto le RSA dovranno innovarsi e strutturarsi maggiormente con alcuni nuclei protetti a valenza sanitaria, incrementando la loro capacità professionale medico-sanitaria, dotandosi di tutti quegli strumenti e apparecchiature medicali volte ad agevolare il lavoro degli operatori, quali attrezzature diagnostiche, impianti di erogazione di gas medicali e sollevatori a muro, nonché di dispostivi tecnologici e telematici di monitoraggio e diagnosi di ultima generazione, per migliorare la qualità dell’assistenza prestata ai propri ospiti e pazienti.

Piattaforme sanitarie articolate e polivalenti, con requisiti “strutturali”

Le RSA dovranno necessariamente diventare piattaforme sanitarie sempre più articolate e polivalenti, prendendo in carico pazienti che necessitano ancora di assistenza, ma a più bassa intensità, per la degenza a medio e lungo termine, strategicamente e funzionalmente integrati con l’assistenza territoriale dei medici di base del SSN e la rete ospedaliera, accogliendo quelle persone che non possono essere seguite al domicilio per mancanza di una rete famigliare di sostegno o perché necessitano di cure infermieristiche continue h24 e sorveglianza continua, anche notturna. Saranno anche ambienti protetti, con posti dedicati a pazienti cronici o con demenza o con disturbi comportamentali.

Anche i requisiti strutturali delle RSA dovranno evolvere e modernizzarsi rispetto a quelli utilizzati sino a ora, prevedendo alcuni nuclei protetti e specializzati con tutti i dispositivi di sicurezza e isolamento, una prevalenza di camere singole al fine di offrire maggior comfort e privacy a ciascun ospite, ma anche per limitare possibili contagi. Le RSA attualmente esistenti hanno ancora una prevalenza di camere doppie o addirittura triple, con un bagno per più persone, mentre nelle RSA progettate in un’ottica post Covid-19, qualora ci si dovesse nuovamente trovare nella condizione di dover isolare i pazienti affetti da un virus contagioso, non si dovrebbe affrontare il problema della mancanza di opportuni spazi dedicati dove poter trattare il “caso sospetto”, in quanto ogni ospite sarebbe già assistito in una camera singola.

Sempre nell’ottica del distanziamento interpersonale, la progettazione di una RSA post Covid-19 dovrà prevedere saloni e sale ristoranti più ampie di quelli attuali, che permettano di distanziare le postazioni in caso di necessità, ma nel contempo possano mantenere la socializzazione e l’animazione degli ospiti, senza costringerli all’isolamento, ovvero a consumare i pasti e a svolgere le attività di animazione nella propria camera da soli.

Le nuove RSA dovranno essere dotate di ampie vetrate fino a terra, consentendo di godere la vista sull’esterno agli ospiti in carrozzina o allettati, la luminosità degli spazi comuni (soggiorni, sale da pranzo, palestre) sia negli spazi privati (camere). Le palestre e i luoghi di terapia e riabilitazione dovranno prevedere un ingresso separato, tali da essere utilizzabili anche da esterni in orari prestabiliti.

Le nuove RSA dovranno essere dotate di terrazze, giardini e spazi verdi attrezzati, dove gli ospiti potranno godersi la bella stagione, anche semplicemente stando seduti sotto un gazebo, in spazi privi di barriere architettoniche per facilitarne l’accessibilità.

Le residenze saranno progettate e realizzate con gli ultimi dispositivi tecnologici in materia di domotica, diagnostica e monitoraggio telematico al servizio del benessere delle persone, tenendo conto delle ultime tecniche costruttive in materia di sostenibilità e collocandosi in un’alta classe di risparmio energetico per il rispetto dell’ambiente.

Presidi sanitari tecnologici e territoriali aperti anche all’esterno

Oltre all’aspetto di cura e assistenza a ospiti ricoverati, le nuove RSA post Covid-19 diventeranno inoltre dei presidi sanitari territoriali aperti all’esterno quali punto di riferimento per la cittadinanza per favorire l’assistenza e la cura della salute della cittadinanza attraverso interventi di prevenzione, educazione e informazione sanitaria, influenzando positivamente la qualità della vita delle persone assistite. Avranno al loro interno un Poliambulatorio che disporrà delle tecnologie più avanzate in campo medico-sanitario per garantire un servizio completo in termini di prevenzione, analisi, diagnosi e cura, potendo svolgere check-up, esami diagnostici, visite specialistiche e cure a favore dei cittadini del territorio. Nel Poliambulatorio collaboreranno al tempo stesso MMG (Medici di Famiglia del SSN) e medici specialisti che usufruiranno di attrezzature all’avanguardia per visite specialistiche e diagnostiche, al fine di offrire una piattaforma integrata di servizi medico sanitari completo e di qualità. Verranno così assicurati all’utenza tempi rapidi e prossimità di accesso per le prestazioni, al fine di poter garantire un tempestivo approccio diagnostico e terapeutico a favore dei pazienti interni ed esterni, alleggerendo la pressione sul sistema ospedaliero.

Sempre nell’ottica creare un presidio socio-sanitario aperto al territorio e alla cittadinanza, le RSA di nuova generazione dovrebbero anche essere dotate di un centro di primo soccorso con un’infermeria per prestazioni ambulatoriali, un centro di fisioterapia con una palestra riabilitativa, un bar e locale di ristoro ben attrezzato, nonché una farmacia dove poter acquistare i medicinali e ausili aperti a utenti esterni con orari prolungati, sette giorni alla settimana.

Le nuove RSA potranno anche essere dotate di Centri Diurni Integrati, al fine di offrire vari servizi di natura semi-residenziale agli anziani e disabili, i quali potranno usufruire dell’ospitalità e dei servizi della struttura (quali animazione, intrattenimento, pasti) con l’obiettivo di aiutarli a mantenere la propria autonomia e a continuare a vivere al proprio domicilio. Oltre ad essere privi di barriere architettoniche, gli spazi interni del CDI dovranno facilitare l’orientamento e l’accesso, nonché favorire l’attività fisica, sia all’interno (palestre, spazi per l’attività motoria), sia all’esterno (giardini anche terapeutici e utilizzabili per attività di giardinaggio).

Le RSA post Covid-19 potrebbero anche disporre di una piattaforma di base per un servizio di assistenza domiciliare sul territorio circostante, avvalendosi di tutti i servizi sanitari e assistenziali (medici, infermieri, fisioterapisti, operatori sanitari, tele-diagnostica) già presenti nella struttura, ivi compreso una cucina attrezzata per poter eventualmente erogare tutti i servizi assistenziali socio-sanitari non solo per i residenti della struttura, ma anche a domicilio agli anziani del territorio che ne dovessero fare richiesta.

Real Estate: le RSA e l’evoluzione del settore Senior Housing

Infine, i nuovi trend socio-demografici spingono sempre di più alla creazione di strutture di Senior Housing, cioè di complessi immobiliari suddivisi in miniappartamenti dotati di cucina-soggiorno, camera da letto e bagno, appositamente progettati per gli over 65 autosufficienti e semi-autosufficienti. La loro realizzazione ha lo scopo di rispondere a un’esigenza di comfort, tranquillità e sicurezza, grazie all’applicazione di tecnologie all’avanguardia per monitorare e assistere i residenti, in quanto gli appartamenti saranno dotati dispositivi di domotica all’avanguardia, oltre all’eventuale presenza di personale medico e assistenziale, se richiesto. Si tratta di piccoli condomini con valenza sanitaria e assistenziale che prevedono ampi spazi comuni atti a promuovere la socializzazione tra gli anziani: soggiorni comuni e sala polivalente, sala ristorante, palestra e lavanderia. L’eventuale RSA adiacente potrà mettere a disposizione alcuni servizi ai residenti degli appartamenti protetti, quali ad esempio pasti, servizi infermieristici e fisioterapici, animazione e servizi medici.

All’interno di questo presidio socio-sanitario territoriale si potrebbe anche prevedere la possibilità di inserire un asilo, favorendo la comunicazione e il contatto tra gli anziani residenti nelle RSA e i bambini e consentendo ed agevolando un modello di comunità fondato sulla conoscenza, l’interazione e la solidarietà tra generazioni. Lo scopo è quello di promuovere l’apertura verso il prossimo, il dialogo e l’accettazione delle diversità, attraverso momenti di animazione e attività da svolgere insieme. Si tratta di occasioni di mutuo apprendimento che possono apportare benefici ad entrambe le generazioni.

Concludendo

Le RSA che saranno progettate e realizzate nel periodo post Covid-19, dovranno necessariamente sorgere prevalentemente all’interno dei centri abitati, in aree residenziali e ben servite da servizi e mezzi di trasporto, svolgendo un ruolo essenziale e strategico di pivot tra gli ospedali e la medicina del territorio, avendo una valenza sia di cura che di prevenzione, integrando al proprio interno attività diagnostica e di riabilitazione, poliambulatori medici, infermeria di primo soccorso, centro diurno, assistenza domiciliare, farmacia, e possibilmente avendo adiacente una struttura di Senior Housing e un asilo che potranno condividere e beneficiare di una piattaforma comune di servizi, integrando l’offerta socio-sanitaria all’utenza territoriale.