Se c’è una cosa che davvero abbiamo imparato in occasione dei seminari promossi da IOSANO nelle giornate di EXPOSANITA’ a Bologna, è che la disfagia è una malattia davvero subdola e spesso difficile da riconoscere, soprattutto nell’ambito domestico.

Oltre a ciò, i professionisti che studiano da sempre tale fenomeno (dietisti, logopedisti, tecnologi alimentari), ci hanno insegnato che la stessa può essere combattuta agendo su tutta una serie di fattori complessi e complementari riconducibili alla sfera delle relazioni, delle affettività e della integrazione sociale.

Da sempre sappiamo che l’azione del mangiare arriva solo dopo che i nostri sensi, soprattutto olfatto e vista, abbiano richiamato alla memoria ricordi positivi; questo predispone il nostro organismo a ricevere quegli alimenti che stimolano i nostri ricordi positivi e, quindi, il nostro appetito.

Se invece l’azione meccanica del mangiare riporta alla memoria le sensazioni legate alla difficoltà a deglutire, ad ingoiare o, peggio ancora, a dolori o tosse, tendiamo a rifiutare il cibo dando inizio così a tutti quei processi negativi legati alla inappetenza e sarcopenia.

Le strutture Sanitarie o Socio-Sanitarie sono certamente attrezzate per affrontare tali problematiche; da tempo, infatti, si lavora per elaborare “criteri minimi sanitari” nell’ambito della ristorazione collettiva, attraverso formazione del personale, lavoro di equipe con logopedisti, nutrizionisti, geriatri, otorinolaringoiatri.

Quando l’anziano però si trova a casa, seppur assistito da familiari o caregivers, si è in grado di individuare immediatamente i campanelli di allarme che segnalano l’insorgere della problematica?

Come si può allora pensare ad un giusto approccio preventivo in questo ambito?

L’insorgenza nell’anziano o soggetto fragile di tosse insistente soprattutto nel momento del pasto, difficoltà a deglutire acqua, minestrina o riso, di inappetenza e consumo ridotto di porzioni di pasto, dovrebbe allertare il medico di famiglia che dovrà indirizzare familiari e caregivers al giusto professionista per la valutazione del caso.

Una volta appurata l’eventuale presenza di tale patologia e il livello di gravità, è importante rivolgersi a quelle aziende in grado di fornire pasti idonei anche a domicilio, in modo da garantire all’anziano o al soggetto fragile un’alimentazione corretta sia per l’apporto nutrizionale sia per la consistenza, scongiurando così, rischi di malnutrizione o polmonite ingesti.