Essere un medico empatico significa avere la capacità di porsi nello stato d’animo o nella situazione del proprio paziente, di capirlo fino in fondo e per questo aiutarlo nel migliore dei modi ad affrontare insieme il percorso di guarigione.

Il rapporto tra medico e paziente è un rapporto che va coltivato. Il paziente deve potersi sentire a proprio agio con il proprio dottore, deve avere fiducia in lui e in quello che fa, altrimenti non riuscirebbe a seguire tutte le indicazioni, le terapie e le cure che gli vengono prescritte. Non sempre si dà il giusto peso a questa relazione. Il paziente è spesso visto come uno dei tanti e il dottore invece viene visto come una figura autorevole e intimidatoria.

Questo rapporto non deve essere sentito con distacco ma deve esserci una “condivisione”: il dottore deve porsi allo stesso livello del paziente, spiegare nel più semplice dei modi la malattia, la cura e la terapia e deve far in modo che il paziente capisca. Essere un bravo medico è anche questo. Nei casi più gravi, poi, il medico deve cercare di trasmettere la voglia di combattere e di vivere.

Un bellissimo esempio di medico che tiene fortemente ai suoi pazienti, alla loro ripresa e ai loro sorrisi è Tony Adkins.

Tony Adkins è un medico specializzato in neurochirurgia pediatrica che crede che la musica ed il ballo siano la miglior medicina per guarire e per alleggerire la sofferenza della malattia. Per strappare un sorriso a tutti i suoi pazienti e creare un ambiente gioioso e non asettico come può invece essere un ospedale, Tony ha iniziato a ballare con loro, coinvolgendo anche la propria équipe, facendo diventare la danza parte integrante della terapia.  Egli stesso infatti sostiene che “danzare con i pazienti è importante perché aggiunge leggerezza e gioia alle esperienze ospedaliere”.

Per questo si è guadagnato l’appellativo di “Dancing Doctor” (il dottore che balla) e i suoi video hanno raggiunto moltissime visualizzazioni in tutto il mondo e sono diventati virali. Egli crede che la risata in certe circostanze può essere più potente degli antidolorifici. Un caso emblematico è stato quello di un paziente che dopo un’operazione non voleva alzarsi dal letto, ma dopo che Tony ha iniziato a ballare, il paziente piano piano si è rimesso in gioco e ha danzato con lui.

Tony è un ottimo esempio di positività per tutto il suo staff e per i bambini ricoverati nel suo reparto. Egli stesso afferma: “non c’è niente di meglio che vedere il sorriso sul volto di un paziente o ascoltarli ridere, è una cura anche per me. Continuerò a danzare coi pazienti, ormai è parte integrante della mia terapia e della cura verso i pazienti. Niente è più importante della salute di un bambino e sono molto contento di giocare un ruolo importante in questo”.